Memorie di un rinnegato by Giampiero Mughini

Memorie di un rinnegato by Giampiero Mughini

autore:Giampiero Mughini
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2019-01-23T16:00:00+00:00


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QUEI “NERI” CUI PIACEVANO I FILM DI NANNI MORETTI

Mi pare fosse l’anno 2000, l’ultimo del millennio. Ero stato invitato a Catania, la mia città natale, per non ricordo quale commemorazione di Vitaliano Brancati. Sul palco del Teatro Sangiorgi (in cui a suo tempo si erano esibiti i futuristi), c’era anche Claudia Cardinale che nel 1960 era stata la protagonista del Bell’Antonio, il film che Mauro Bolognini aveva tratto dal celebre romanzo di Brancati.

A chiacchiere consumate, nell’atrio del teatro catanese eravamo in molti in piedi e con un bicchiere in mano, quando mi si avvicinò un uomo che aveva più anni di me e che mi disse qualcosa di gentile di cui non afferrai immediatamente la portata. “Chi sei?” gli chiesi. Era nientemeno che Benito Paolone, un eroe all’inverso della mia giovinezza catanese. Nei primi anni sessanta era stato il duce degli universitari fascisti, che a Catania erano numerosi eccome. E anche se la sua immensa popolarità in città (era nato nel 1933) gli veniva dall’essere stato un buon giocatore di rugby e dall’avere fondato nel 1963 e poi allenato la squadra di rugby Amatori Catania, che dalla serie C seppe guadagnarsi la promozione prima in serie B e più tardi in serie A. Erano dei rugbisti alcuni di quegli studenti fascisti che ci avversavano duramente, omoni terrorizzanti agli occhi di noi gracili intellettuali. Non lo sapevo allora che Paolone era venuto a Catania nel 1950 dall’Istria, dove suo padre, un funzionario italiano, era stato ucciso e infoibato dai partigiani titini, e del resto la parola “foibe” non una volta l’avevo udita nei miei vent’anni, e con me credo nessun altro italiano che non fosse tecnicamente un fascista. C’è voluto quel riuscitissimo libro del 1999 di Arrigo Petacco, L’esodo, per mettere sotto gli occhi di tutti la tragedia dimenticata, quando non “negata”, degli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. 1999, non un giorno prima.

Dopo la sua furiosa giovinezza dei sessanta, Paolone era rimasto nella politica attiva in prima persona. Per cinque legislature era stato deputato del MSI all’assemblea regionale siciliana, per poi entrare in parlamento da deputato di AN nel 1994 e restarci sino al 2006. Accidenti se non mi ricordavo di lui, quando mi si parò innanzi sorridente nel Teatro Sangiorgi. Semmai, e a riaverlo davanti in carne e ossa dopo così tanto tempo, mi parve piccolo di statura per essere stato lui un rugbista. La faccio breve. Aveva appena finito di pronunciare il suo nome e cognome che lo strinsi in un abbraccio che non era di circostanza. Abbracciare affettuosamente quello che nei primi sessanta era stato il capo indiscusso dei “neri”? A molti di voi parrà uno scandalo.

Nemmeno per idea. (Tra parentesi, ho conosciuto più tardi e sono divenuto amicissimo dell’avvocato socialista calabrese Enzo Paolini, altro grande appassionato di rugby. Lui conosceva a puntino Paolone e lo reputava una gran brava persona.) Nell’Italia a cavallo tra i due millenni l’ipotesi di un ritorno al potere di un fascismo truce e manganellatore andava bene tutt’al più come canovaccio per un film con Ugo Tognazzi addobbato nell’orbace.



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